INDIA: Gujarat – 12 giorni – 

Da sempre è crocevia di popoli e mercanti che da qui potevano imbarcarsi o evitare, viaggiando via terra, i passi dello Hindukush a nordovest e il deserto del Thar nel Rajasthan. Da oltre un decennio il Gujarat é diventato uno degli Stati trainanti dell’economia indiana. Terra di abilissimi commercianti, di allevatori e agricoltori, presenta oggi anche un’eccellente produzione tessile artigianale; straordinare e celebri sono le stoffe ricamate dalle popolazioni tribali, come quelle più esclusive dei preziosissimi sari  di Patan, tra i più costosi esistenti. Fuori dalla rotta classica che comprende Mumbai-Rajasthan-Delhi , il Gujarat, al confine con il Pakistan, può essere considerato uno dei più interessanti della intera nazione, dal punto di vista ambientale, naturalistico e architettonico; è anche uno dei più industrializzati e di livello sociale avanzato, pur trattandosi essenzialmente di un paese agricolo. Presenta una rilevante varietà di ambienti; dal deserto alla costa, lunga 1600 chilometri sul Mar Arabico, in cui si alternano colline, ampie pianure fertili, steppe, acquitrini salmastri, litorali rocciosi, penisole, golfi e isole. Anche la popolazione offre una notevole varietà; qui, infatti, hanno convissuto diverse etnie tra cui indù, buddisti, jainisti, musulmani e cristiani, oltre a piccoli gruppi tribali animisti. Il Gujarat ha rappresentato soprattutto la roccaforte del jainismo; il movimento religioso dell’estremismo ascetico dei santoni nudi e della non violenza. La visione pacifista del jainismo, ha influenzato sicuramente il pensiero e l’opera del Mahatma Gandhi, la Grande Anima dell’India, che nacque a Porbandar nel 1869.  La presenza di religioni differenti ha prodotto anche una varietà architettonica di notevole livello; di pregevole fattura  templi, moschee e tombe accanto a fortezze,  palazzi e haveli, le eleganti dimore settecentesche decorate e scolpite in legno.   La capitale Ahmedabad è ricca di moschee, pozzi monumentali; sono da visitare l’antica cittadella fortificata e i palazzi di tradizione islamica; particolarmente apprezzabili gli antichi portali e finestre intagliati in legno; il museo Calico, il più importante museo indiano sulla tessitura; i templi e l’Ashram Sabarmati, fondato da Gandhi  e dove proseguono le attività tradizionali da lui promosse.

Nella regione desertica del Kutch, ai confini con il Pakistan,  vivono ancora numerose comunità semi-nomade, dedite da secoli alla pastorizia. Si possono vedere e visitare i loro villaggi, agglomerati rurali formati da capanne rotonde in fango, costruite intorno a un cortile; le pareti interne sono sovente decorate a mano esattamente come le magnifiche stoffe che le padrone di casa indossano e che volentieri vendono: specchietti, intricati disegni, colori puri.

Rilevante è la presenza di una vasta popolazione appartenente alla religione Jain; si possono incontrare frequentemente gruppetti di monaci e monache interamente vestiti di bianco; utilizzano scopino e mascherina per scongiurare la soppressione involontaria per ingestione o schiacciamento di qualsiasi essere vivente, anche il più piccolo. Per conoscere più a fondo questa affascinante religione, contemporanea e per certi versi simile al Buddhismo, non può mancare la visita di Palitana; è il fondamentale centro di pellegrinaggio jain e luogo tra i più incantevoli dell’India occidentale; qui sorge la più grande città-tempio dell’India, interamente costruita sulla cima della solitaria collina di Shatrunjaya. Teoricamente vietata al turismo, è probabile che vi lasceranno salire i molti gradini che portano alla cima e visitare questo luogo straordinario e colmo di pace. Questo è il volto vero dell’India, la parte più autentica ed originale.